NOI NON SIAMO.
di Giovanni Faraone
Libero arbitrio oppure… Parte I
Nella cultura dei popoli antichi (e moderni?) è sempre esistito il concetto di “fato” o destino a cui l’uomo è legato inesorabilmente, i loro dei erano i manovratori degli eventi e l’uomo non poteva sottrarsi al proprio destino stabilito alla nascita. Spesso però l’arrendersi al destino è la giustificazione di un obiettivo mancato probabilmente dopo aver chiesto aiuto ai propri dei: non è stato come mi aspettavo allora è colpa del destino oppure era destino che finisse così.
Anche nell’ambito religioso si è sempre dibattuto sull’argomento tra chi sostiene che l’uomo è legato al destino e chi invece sostiene che l’uomo ha libertà piena di scelta in ciò che fa.
Naturalmente la nostra riflessione è circoscritta all’aspetto spirituale ovvero alla capacità dell’uomo di scegliere quale Dio accettare e servire.
Io credo che questo argomento riveste particolarmente interesse per i credenti in un Dio creatore perché l’uomo si relaziona con l’onnipotenza e l’onniscienza di Dio.
È chiaro che la nostra relazione con Dio non è confrontabile; noi siamo imperfetti e Lui è perfetto: NOI NON SIAMO, LUI È.
CI SIAMO PERSONALMENTE MAI CHIESTI: COS’È L’UOMO?
Molti filosofi e pensatori del passato si sono posti questa domanda. È forse il segno di una presa di coscienza della nostra esistenza? Comprendiamo che abbiamo la capacità di pensare e quindi di decidere? Significa che l’uomo è capace di operare scelte autonome.
Vediamo cosa dice in proposito la Parola di Dio.
Nel libro della Genesi al capitolo 2 viene descritto come Dio creò l’uomo: il sesto giorno Dio formò l’uomo dalla terra e soffiò in esso un “alito di vita” cosicché divenne un’anima vivente (l’alito di vita non è lo spirito in quanto anche gli animali hanno lo stesso alito vitale - vs 30) infine lo pose nell’Eden.
L’uomo, però, era diverso da tutti gli altri animali perché era “a immagine di Dio” cioè era dotato anche di un’essenza spirituale in lui che lo differenziava dagli altri animali che hanno solo l’istinto.
A questo punto Dio ordinò ad Adamo (ancora la donna non era stata creata): “Dio il Signore ordinò all'uomo: «Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai»” (Gen 2:16-17).
Dopo aver presentato tutti gli altri animali, allora Dio creò per l’uomo la donna che probabilmente suppongo sia stata istruita da Adamo circa i comandamenti di Dio.
“Il serpente disse alla donna: «No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male»” (Gen. 3:4-5).
Questo versetto sintetizza una verità fondamentale cioè l’uomo ha seguito, fin dalla sua apparizione sulla terra, il consiglio del diavolo; infatti, anche oggi possiamo constatare come la Parola di Dio viene smentita anche nella chiesa: Dio dice una cosa e l’uomo (ingannato dallo stesso spirito che ingannò Adamo) la interpreta secondo il proprio tornaconto personale snaturando il vero significato facendolo sentire come Dio e, quindi, sentendosi libero di decidere ciò che per lui è bene o male.
Essere come Dio onnipotente è ciò che ha sempre affascinato l’uomo: l’inganno del diavolo persiste ancora oggi.
Sappiamo che l’uomo Adamo, ingannato, assaggiò il frutto proibito ossia sperimentò da se stesso cosa è giusto e cosa è sbagliato; la trasgressione ai comandamenti di Dio cioè il peccato allontanò l’uomo dal suo Creatore e mise a nudo la sua condizione di misero mortale: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?» (Gen. 3:11).
L’uomo si nascose dal suo Creatore e diventò, così, un ipocrita; Dio lo espulse dal Suo Regno, chiuse l’accesso alla fonte della Vita, dello Spirito Santo e lo condannò a morte eterna.
Da quando fu scacciato dal Paradiso terrestre, l’uomo si trovò ad affrontare la vita con le sue proprie forze, proprio come lui stesso aveva scelto disubbidendo al comando di Dio.
La ricerca di soddisfare i propri bisogni fisici e i piaceri della carne, le continue scoperte scientifiche (il cosiddetto progresso dell’uomo) e la fiducia in sé stesso, con il passare del tempo determinarono delle condizioni di immoralità tali fino al punto che Dio stesso disse “mi pento di aver fatto l’uomo” così distrusse quella società.
Dopo il diluvio universale, Dio stesso affermò che l’uomo non potrà mai seguire la giusta via “Io non maledirò più la terra a motivo dell'uomo, poiché il cuore dell'uomo concepisce disegni malvagi fin dall'adolescenza; non colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.” (Gen. 8:21).
Cosa possiamo dedurre? Che l’uomo è malvagio fin dalla nascita e non cambia perché così è fatto!
Infatti, l’uomo non imparò la lezione del diluvio, ma ricominciò a camminare nello stesso modo peccaminoso di prima; così, man mano che progrediva e cresceva in numero, l’uomo si sentiva più potente e padrone di se stesso.
IL GOVERNO MONDIALE.
Questo governo è personificato da Nimrod il primo vero imperatore e signore del mondo conosciuto di allora, il fondatore di Babilonia.
Dal racconto della torre di Babele possiamo vedere come l’uomo in quel tempo aveva raggiunto un elevato progresso tecnico e culturale (diremmo oggi: una capacità di “autocoscienza” e “autodeterminazione”) tanto da illudersi di essere come dio.
È evidente il contrasto che c’è tra i materiali da costruzione utilizzati dall’uomo per la costruzione: il mattone e il bitume.
Benché squadrato, il mattone è fatto dall’uomo ed è fragile mentre la pietra viva (che è creata da Dio) è resistente, il bitume non è cemento ed è suscettibile al rapido deterioramento (malta che non regge dice la scrittura in alcuni passi).
Il progetto di Nimrod era quello di realizzare un unico governo mondiale e c’erano le condizioni per realizzarlo se non fosse intervenuto Dio: un’unica lingua e un’unica identità nazionale e, credo, un unico spirito ingannatore. (Gen. 11;6)
“Il SIGNORE disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora NULLA impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare.” (Gen. 11:6).
SOLO DIO POTEVA FERMARLI! Dio intervenne di nuovo. Questa volta il Signore non distrusse l’uomo, ma si limitò a impedire (e rinviare) che si realizzasse il progetto dell’uomo di creare un regno mondiale umano; quindi, confuse le lingue, diversificò le identità nazionali e li sparse per il mondo.
(Segue parte II …)
parte II - parte III
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